martedì 1 marzo 2011

La storia dell'uomo che donò lo sperma e ora deve pagare 270 euro al mese

David è tedesco, ha tre anni, due genitori donne e un terzo genitore uomo, che l’hanno concepito senza atto sessuale. Complicato? No. O meglio, non ancora: David ha fame e le “mamme” chiedono al padre gli alimenti; l’uomo non vuole, ma la legge e un esame del dna potrebbero costringerlo.
Sbrogliamo la matassa. Cinque anni fa il tedesco Klaus Schröder, un professore di 52 anni di un liceo professionale, legge su un giornale di Francoforte l’annuncio di una coppia lesbiche, un’insegnante e un’infermeria: Kara e Marta, per soddisfare la propria voglia di avere un figlio, chiedono se qualcuno sia intenzionato a donare il proprio sperma. Il docente accetta e il 24 giugno 2006 i tre s’incontrano per formalizzare il tutto: Klaus dona il suo sperma a patto di non dover subire nessun svantaggio di natura economica. Dopo quattro tentativi di inseminazione, nel 2007 nasce David, figlio dell’amore sbocciato tra una provetta di sperma e il piombo di un’inserzione.
Il bimbo cresce felice: è amato dai tre genitori, chiama "papà" Klaus (che paga anche le spese per il battesimo). Il professore cresce felice e, non rispondendo a nessun annuncio, si sposa con un’altra donna che gli regala due bimbe (oggi di sei mesi e due anni). Le due donne crescono felici vivendo e lavorando insieme. Klaus, Kara, Marta, David e la prima figlia del professore trascorrono anche un Natale insieme. Ma nel dicembre 2010 l’incantesimo si spezza: Kluas Schröder riceve una lettera dalla donna cui ha donato lo sperma, che lo invita a riconoscere la paternità e provvedere economicamente alle necessità del piccolo. La collega insegnante, che inizialmente aveva accettato l’accordo, adesso ha bisogno di soldi. E pare che le due donne siano infuriate perché alla richiesta di una seconda donazione hanno avuto risposta negativa da Schröder.
Il professore è tranquillo e non risponde: l’accordo firmato dovrebbe tutelarlo. Non è così: un paio di settimane fa arriva la seconda lettera (otto pagine). Stavolta la firma è del legale della donna: si chiede di «fornire copia della busta paga degli ultimi 12 mesi», senza dimenticare di allegare tutti gli altri eventuali introiti percepiti, in modo da poter formulare una richiesta precisa sulla somma da inviare mensilmente. Klaus potrebbe non essere tutelato dal diritto tedesco, secondo cui ogni figlio ha il diritto di sapere chi è il padre (che dovrà rispettare i suoi doveri). Non è un caso se nel 1989, quando il diritto costituzionale confermò questo principio, il numero dei donatori calò drasticamente.
In caso di sconfitta, Schröder si ritroverà a staccare un assegno di almeno 270 euro (minimo imposto dalla legge tedesca) ogni trenta giorni, fino ai diciotto anni di David. La singolare notizia è stata riportata ieri dal Der Spiegel: sulle pagine del settimanale Klaus ha affermato di non volersi dare per vinto, «anche per non fare la figura dello scemo», e per il momento ha contestato la paternità. Ma su di lui incombe il test del dna. Solo un gesto potrebbe salvarlo: l’adozione del bimbo da parte di Kara e Marta, che prima però dovrebbero sposarsi.
Secondo lo Spiegel, la vicenda potrebbe mettere in crisi le banche del seme, dato che anche i donatori anonimi possono essere chiamati a dover mantenere i figli inconsapevolmente generati. Nessuno ovviamente vorrebbe fare la fine di Klaus Schröder, il prototipo di un nuovo status maschile: il donatore «scemo», il primo uomo che fa colpo su due donne, eiacula per loro diverse volte ma non ci va a letto e, infine, si ritrova un figlio in più (extramatrimoniale) che gli chiede centinaia di euro al mese. Da generoso a incastrato: un affare!


L'OMINO FRANCO

Nessun commento:

Posta un commento