giovedì 10 febbraio 2011

Il 17 marzo si lavora o no? La celebrazione divide i ministri, il tempo stringe anche per Sacconi

Che si trattasse di una celebrazione poco condivisa era chiaro come il sole. Ma se il 17 marzo viene ridimensionato anche da esponenti del Governo viene da chiedersi: ma chi vuole festeggiare l'Unità d'Italia?
L'ultimo in ordine di tempo è Umberto Bossi, leader della Lega e ministro delle Riforme per il federalismo. Nel giorno delle celebrazioni per il 150° anniversario della proclamazione del Regno d'Italia "si deve lavorare", ha dichiarato questa mattina il leader del Carroccio, aggiungendo che "è una festa che verrà percepita con intensità diversa a seconda dei luoghi". Come l'onomastico, in pratica.

La questione è finita questa mattina sul tavolo del Consiglio dei Ministri: il ruolo di mediatore tra quelli che se ne sbattono (la Lega) e quelli che ci tengono parecchio (i ministri della Difesa Ignazio La Russa e della Gioventù Giorgia Meloni su tutti), oltre al premier Berlusconi, è affidato al sottosegretario Gianni Letta e al ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Perché a quanto pare, al di là di ideologie e patriottismi, il problema vero starebbe nel calo del Pil che un giorno di festa in più causerebbe all'Italia. E meno male che il caso ha voluto che in questo 2011 i vari ponti primaverili (Pasqua, 25 aprile, 1° maggio) sono totalmente inesistenti. Sacconi ha comunque voluto rassicurare sull'impegno del Governo a dare il giusto spazio alla ricorrenza: "Stiamo cercando una soluzione che non pesi sulla crescita economica e allo stesso tempo consenta un'adeguata celebrazione di un evento cui diamo significato ogni 50 anni". 
Intanto il 17 marzo si avvicina, e neanche il Consiglio dei ministri di questa mattina ha portato a una soluzione. E non è il solo countdown che preoccupa il ministro Sacconi: "Se perdo quest'occasione, rischio di non avere la prossima". Lunga vita al ministro, nel 2061 andrà meglio.

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