venerdì 11 febbraio 2011

Mubarak si è dimesso. Potere all'esercito che gestirà la transizione

Ieri ha tenuto mezzo mondo col fiato sospeso. Tutti in attesa del discorso che avrebbe dovuto sancire le sue dimissioni dal presidente dell'Egitto, dopo 30 anni al potere. Invece no, Hosni Mubarak ha spiazzato tutti: "Resto e guido il mio Paese nella transizione fino alle prossime elezioni di settembre, alle quali non mi candiderò". Piazza Tahrir, il grande palcoscenico della rivoluzione iniziata il 25 gennaio, ha urlato la sua rabbia e agitato le scarpe al cielo in segno di protesta. La stessa piazza che oggi è esplosa in un grido di gioia, quando il vicepresidente Omar Souleiman (al quale ieri Mubarak ha conferito pieni poteri) ha annunciato in diretta tv che "Mubarak lascia".

Il potere ora è in mano all'esercito, che gestirà l'interregno fino alle elezioni libere promesse da Souleiman. Tanti gli scenari che a questo punto si aprono: l'Occidente ha perso il suo uomo di fiducia nell'area, Israele teme per i suoi confini, i Fratelli Musulmani dichiarano di non volere uno stato teocratico e applaudono l'esercito "che ha mantenuto le promesse", Hamas esulta. Può succedere di tutto, ma l'Egitto per ora non ci pensa: per strada è tempo di festeggiare.

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