E’ partito il piano di assunzione per lo stabilimento Fiat di Pomigliano e la Fiom scende in piazza. Durante l’incontro a porte chiuse nella sede dell’Unione Industriali a piazza dei Martiri di Napoli, l’atmosfera si è riscaldata quando il responsabile nazionale delle Relazioni industriali della Fiat Giorgio Giva ha strappato una lettera consegnata dal rappresentante di Slai Cobas Luigi Aprea, da parte della Newco di Pomigliano. Il delegato, che era stato invitato dalla Fiat, ha abbandonato il tavolo “per la repressione del comportamento antisindacale”. Nella lettera si chiedeva all’azienda di Torino la modalità di passaggio dei lavoratori alla Newco, l’entità dell’organico previsto per Fabbrica Italia Pomigliano, e il futuro dei lavoratori del reparto di Nola. Un incontro che si è rivelato “una farsa”, come spiega Andrea Amendola, segretario Fiom Napoli: “Abbiamo iniziato con la lettera di Marchionne, nel punto in cui si indicavano le sorti dello stabilimento Gian Battista Vico. Non abbiamo avuto risposte perché non siamo firmatari dell’accordo. Tra mezz’ora si riuniranno gli altri, ma noi non potremo esserci, perché non vogliono farci sapere cosa diranno - spiega Amendola-. Noi chiediamo che venga rispettato l’articolo 2112 del Codice Civile, sul mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimento d'azienda. E per questo faremo ricorso”. Toni caldi anche fuori alla sede dell’Unione industriali, con l’arrivo di Giuseppe Terracciano, segretario provinciale della Fim-Cisl, che è arrivato salutando con un bacio un manifestante della Fiom con la frase “Saluto te per tutti”. Il “bacio di Giuda”, ha scatenato l’ira dei manifestanti che hanno urlato al dimostrante “Venduto, servo”.
“L’Italia sta diventando la Polonia d’America- spiega Francesco, operaio della Fiat di Pomigliano - . Noi chiediamo che lo Statuto dei lavoratori venga rispettato. La riduzione di dieci minuti delle pause, la pausa pranzo a fine turno, il diritto di scioperare. E i nostri diritti che fine fanno? Mi sembra la Santa Inquisizione. C’è anche una commissione interna che stabilirà se siamo veramente malati. Ormai il capo si sostituisce al medico”. Non mancano gli insulti nei confronti dell’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne. C’è chi dice che nessuno comprerà più le auto dell’azienda: “Il pandoro non me lo prendo perché è veronese, la Fiat non la scelgo perché è di Marchionne”.
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