venerdì 11 febbraio 2011

Le sfide del weekend/1 - United-City, le due metà di Manchester: chi vuole cambiare il passato, e chi no

Abbiamo deciso di dare il via al weekend calcistico con un po' di anticipo. Perché stavolta c'è bisogno di prepararsi a dovere: è in arrivo una due giorni di grandi sfide, e non solo dal punto di vista della classifica. United-City, Roma-Napoli e Juventus-Inter sono scontri diretti fondamentali in momenti cruciali della stagione, ma sono anche l'ennesimo atto di rivalità infinite e affascinanti. Abbiamo deciso di raccontarle, una al giorno fino a sabato quando si tornerà in campo. Prima tappa: Lancashire.
Rossi contro Blu. Quelli che vincono sempre contro quelli che non vincono mai. Old Trafford contro Maine Road. E oggi, la solidità programmatica incarnata da Sir Alex Ferguson contro la giostra milionaria e finora inconcludente affidata alla sciarpa di Roberto Mancini. United contro City. Sono le due metà di Manchester, la seconda "urban zone" d'Inghilterra con i suoi 2,5 abitanti.
E' una stracittadina, e già questo basterebbe per comprendere la rivalità che si esprime in questo derby. Ma, come tutti i derby, ha le sue particolarità. Dimenticata per sempre la consueta assegnazione delle classi sociali a questa o a quella squadra (squadra x ricchi, squadra y poveri, per decenni si è cercato di spiegare il calcio così), dov'è la differenza fra Red Devils e Citizens? Innanzitutto, nella bacheca. Quella dello United è sterminata: 18 campionati, 12 FA Cup, 3 Coppe dei Campioni/Champions League, un Treble nel 1999, 24 anni di gestione Ferguson che hanno visto passare all'Old Trafford gente come Beckham, Cristiano Ronaldo, Cantona, Giggs e Scholes (questi ultimi ci sono ancora, in realtà), un passato fatto di leggende come George Best e Bobby Charlton. Il City non vince il campionato dal 1968: pochi giorni dopo quel trionfo, lo United vinceva la sua prima Coppa dei Campioni. L'apoteosi dell'essere tifoso dell'"altra squadra di Manchester": il titolo atteso da tempo, il momento della meritata ribalta offuscato da loro, quelli che non perderanno mai, quelli sempre più bravi, sempre un passo avanti. Nessuna sorpresa se Colin Shindler, scrittore mancuniano e gran tifoso dei Blues, ha sentito il dovere di raccontare la sua infanzia nel libro autobiografico  intitolato "Manchester United ruined my life", lo United mi ha rovinato la vita.
Da quel '68 alcune cose sono cambiate. Il Manchester City non è più così sfigato come un tempo: ora è proprietà degli sceicchi e può comprare chi vuole. Adebayor, Dzeko, Tevez e Balotelli, tutti alla corte dell'italiano Mancini a suon di milioni. Nonostante questo però, di vittorie ancora non se ne parla. Anche lo stadio è cambiato: non più Maine Road, ma il moderno impianto del City of Manchester Stadium. Lo United invece no, non è cambiato: continua a macinare trofei mentre assiste divertito alle peripezie dei cugini. Ma sotto sotto sa che la distanza si sta assottigliando, e forse un  po' di paura c'è. Sabato alle 13 si scrive un nuovo capitolo dell'eterna sfida tra Red Devils e Citizens.

MARCO CAVERO

domani: Roma-Napoli

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