La Fiat resterà in Italia, purchè si rispettino alcune condizioni. E’ il messaggio emerso dall’incontro a Palazzo Chigi dove l’amministratore delegato Sergio Marchionne, stavolta in giacca e cravatta, afferma che nessuno può guardare negli occhi la Fiat e accusarla di vivere dietro alle spalle dello Stato e di voler abbandonare il paese. La scelta di restare, però, impone delle scelte strategiche. Dopo le polemiche che si sono scatenante a causa della possibilità della fusione con la Chrysler e sull’eventualità di spostare la sede legale negli Stati Uniti, si dovrà valutare il grado di accesso ai mercati finanziari e un ambiente favorevole allo sviluppo del progetto Fabbrica Italia. “Nonostante il cuore dell’azienda resterà in Italia, non si esclude la possibilità che la testa della Fiat sarà in più posti,” spiega Marchionne. Fondamentali le sedi di Detroit, Brasile e in futuro anche quelle in Asia. Buone notizie sul fronte Pomigliano: il lancio della Nuova Panda è previsto per la fine del 2011. “Uno stabilimento come quello di Giambattista Vico – spiega Marchionne- non poteva reggere sul mercato, le auto prodotte erano meno di 20mila, rispetto a una capacità di 150mila l’anno, ma arriveremo a 200mila vetture". Il passo successivo saranno le assunzioni, formalizzate il 7 marzo. Domani ci sarà, infatti, un incontro tra azienda e sindacati, convocati dall’Unione industriali di Napoli.
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