Che si trattasse di una celebrazione poco condivisa era chiaro come il sole. Ma se il 17 marzo viene ridimensionato anche da esponenti del Governo viene da chiedersi: ma chi vuole festeggiare l'Unità d'Italia?
L'ultimo in ordine di tempo è Umberto Bossi, leader della Lega e ministro delle Riforme per il federalismo. Nel giorno delle celebrazioni per il 150° anniversario della proclamazione del Regno d'Italia "si deve lavorare", ha dichiarato questa mattina il leader del Carroccio, aggiungendo che "è una festa che verrà percepita con intensità diversa a seconda dei luoghi". Come l'onomastico, in pratica.
La questione è finita questa mattina sul tavolo del Consiglio dei Ministri: il ruolo di mediatore tra quelli che se ne sbattono (la Lega) e quelli che ci tengono parecchio (i ministri della Difesa Ignazio La Russa e della Gioventù Giorgia Meloni su tutti), oltre al premier Berlusconi, è affidato al sottosegretario Gianni Letta e al ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Perché a quanto pare, al di là di ideologie e patriottismi, il problema vero starebbe nel calo del Pil che un giorno di festa in più causerebbe all'Italia. E meno male che il caso ha voluto che in questo 2011 i vari ponti primaverili (Pasqua, 25 aprile, 1° maggio) sono totalmente inesistenti. Sacconi ha comunque voluto rassicurare sull'impegno del Governo a dare il giusto spazio alla ricorrenza: "Stiamo cercando una soluzione che non pesi sulla crescita economica e allo stesso tempo consenta un'adeguata celebrazione di un evento cui diamo significato ogni 50 anni".
Intanto il 17 marzo si avvicina, e neanche il Consiglio dei ministri di questa mattina ha portato a una soluzione. E non è il solo countdown che preoccupa il ministro Sacconi: "Se perdo quest'occasione, rischio di non avere la prossima". Lunga vita al ministro, nel 2061 andrà meglio.
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